Stigghiole, quarume, pani ca’ meusa … … la cucina dei buffettieri!
La cucina più antica è quella dei cibi che ancora oggi si trovano nelle bancarelle e si mangiano per strada. Le origini risalgono alla dominazione greca quando, cibi già cotti come interiora bollite o arrostite, pesci fritti e verdure lesse, venivano venduti nelle agorà per consumarli sul posto o portarli a casa. Dal francese buffet o dallo spagnolo bufeta (tavolo) ha preso il nome la cucina di strada che è detta appunto dei buffettieri.
Chioschi e bancarelle
I cibi di strada sono frutto della cucina più povera; parti di scarto degli animali (milza, polmone, interiora, zampe), verdure e farina di ceci danno corpo a piatti saporiti e unici che hanno reso la nostra cucina famosa e unica al mondo. Polpi, cozze e ricci arricchiscono la cucina di strada con il sapore dello splendido mare siciliano.
Ancora oggi, come più di duemila anni fà, per strada ci si imbatte facilmente nelle tipiche bancarelle di stigghiulari, quarumari, meusari, purpari dove assaporare queste prelibatezze immersi in un’atmosfera d’altri tempi quando i fast food di stile americano non erano ancora stati inventati.
I chioschi delle bibite, dei cedri e delle angurie, di calia e simenza.
Per rinfrancarsi in un’afosa giornata estiva, è d’obbligo la sosta in uno dei tanti chioschi di bibite per gustare le famose granite di limone e di caffè o le limonate fatte con i limoni della Conca d’Oro. Oppure gustare una fetta d’anguria magari seduti sul lungomare del Foro Italico o di Mondello ad ammirare lo splendido golfo. Per i tifosi del calcio, la domenica, non può mancare il cedro mangiato davanti allo stadio Barbera prima della partita.
Nelle feste popolari o durante la passeggiata, non si può rinunciare a sgranocchiare una generosa manciata di calia e simenza avvolta nel classico “coppo”. Sono ceci tostati (calia) e semi di zucca (simenza) salati ed essicati.