L’ESTATE DI SAN MARTINO DURA TRE GIORNI E UN POCHININO
Puntualmente ogni anno, malgrado ogni previsione meteorologica avversa, ecco che arriva l’estate di San Martino.
Narra la leggenda che Martino, figlio di un tribuno romano, era un soldato con tanto di armatura, spada e un magnifico cavallo bianco. In una fredda giornata autunnale, mentre usciva dalla città sul suo cavallo, vide un povero vecchio mezzo nudo e infreddolito. Martino allora prese il suo mantello e con un colpo di spada lo divise in due, dandone metà al mendicante. Improvvisamente spunto il sole che riscaldò l’aria e sciolse la neve, cosicchè Martino non avesse bisogno di coprirsi.
Ancora oggi, nel giorno di San Martino, ci piace raccontare ai bambini di come Dio premiò Martino per la sua generosità e il suo altruismo.
La leggenda dell’estate di San Martino è diffusa in tutta l’Europa settentrionale ed è giunta anche in America dove viene chiamata l’Estate indiana.
Nel giorno di San Martino, tradizionalmente, vengono aperte le botti e assaggiato il novello e si mangiano le castagne.
A Palermo, la tradizione vuole che si mangino i sammartinelli, biscotti tricotti aromatizzati con semi di finocchio, inzuppati nel moscato di Pantelleria.
Esiste anche una versione più ricca, direi barocca, di questi tradizionali biscotti, più morbidi perchè cotti solo una volta, ripieni di marmellata, ricoperti da una glassa di zucchero e decorati con confettini e cioccolatini oppure ripieni di crema di ricotta.